È vaga ma persistente la sensazione che le democrazie europee siano diventate ingovernabili. La Gran Bretagna, che era stata sempre considerata la madre e il modello dei processi democratici, sembra confermare il crollo o almeno l’incapacità di rispondere adeguatamente alle minacce dei nostri tempi.Dappertutto le coalizioni governative sono deboli e vulnerabili, mentre quelle alternative sembrano essere altrettanto deboli e forse ancora più contraddittorie. Dovendo egualmente prendere decisioni con conseguenze di vasta portata, i governi sembrano capaci di produrre solo risultati scombinati.
Queste difficoltà vengono rese ancora più gravi dall’esistenza dell’Unione Europea nella quale si è accumulato l’ingorgo di ciascun singolo sistema di governo, restringendo il margine di libertà su cui può fondarsi lo stesso progresso di unificazione. La burocrazia europea ha ormai perduto il suo ruolo di rendere più accettabili e razionali le soluzioni comunitarie e i singoli paesi si trovano impegnati molto di più nel governo delle loro nazioni con conseguente perdita di credibilità.
La principale caratteristica dell’Europa occidentale è la sua varietà. Ciascun paese è sostanzialmente diverso dall’altro.Ma, al di là delle consuetudini e delle logiche ampiamente differenti, due sono i problemi di fondo della loro governabilità: I sistemi politici europei sono sovraccarichi di partecipanti e di richieste derivanti da gruppi di interessi vecchi e nuovie incontrano sempre maggiore difficoltà nel dominare questa loro complessità, in quanto essa stessa è il risultato naturale del loro sviluppo politico ed economico. La coesione burocratica necessaria a mantenere la loro capacità di prendere ed attuare decisioni, tende a incoraggiare l’irresponsabilità a la dissoluzione del consenso il che, a sua volta, accresce le difficoltà del loro compito.
Il sovraccarico dei sistemi decisionali. Una democrazia è superiore se è “aperta”.
(N.d.R.: Il totalitarismo , ritenendosi depositario della verità e rendendo il pensiero critico impossibile, porta alla distruzione della conoscenza. Secondo Popper, essendo la conoscenza precaria e ingannevole, la società deve essere aperta a punti di vista alternativi. Una società aperta è associata al pluralismo; è sempre disponibile al cambiamento perché la conoscenza è sempre in divenire: “per pianificare non solo la nostra sicurezza, ma al medesimo tempo la nostra libertà”. Anche Bergson contrappone a una società chiusa, basata sull’obbedienza all’autorità e cementata dalla credenza dei dogmi della religione, una società aperta che è continuo superamento di se stessa. La verità non è mai raggiungibile ma resta come un asintoto orientativo. Va però osservato che l’uso sofisticato di tecniche persuasive ed ingannevoli, come la moderna pubblicità e le scienze cognitive, pone lo stesso gravi dubbi anche sulla società aperta. La percezione della realtà dell’elettorato può essere facilmente manipolata, il discorso politico democratico non porta necessariamente ad una migliore comprensione della realtà).
Il rapporto prosegue sostenendo che tuttavia i sistemi democratici aperti danno buoni risultati solo se sono in grado di sviluppare e di mantenere certe efficienze nelle regolamentazioni, altrimenti le loro iniziative svaniscono, si esauriscono nei meandri della burocrazia. Una specie di entropia amministrativa, un disordine tanto più diffuso quanto più aumenta il sovraccarico di partecipanti.
Le democrazie europee sono state “aperte” solo in parte, e talvolta solo in teoria. Le dettagliate regolamentazioni inducevano i partecipanti ad esami attenti e minuziosi delle richieste. Nonostante il progresso conseguito per far fronte alla loro complessità, si può egualmente parlare di sovraccarico perché i modelli tradizionali di controllo e di coordinamento a distanza si sono progressivamente disgregati, anche per l’entropia, fino a rendere non operative le regolamentazioni.
Sono parecchie le ragioni connesse a questa situazione. Anzitutto, gli sviluppi sociali ed economici hanno fatto sorgere una grande quantità di gruppi e interessi nuovi.
In secondo luogo, l’esplodere dell’informazione, con mezzi di diffusione di massa sempre più efficaci, ha reso difficile, se non impossibile, il mantenimento della discrezione e della riservatezza tradizionali, reputate fino allora necessarie per governare.
In terzo luogo, la moralità dei principi democratici ha impedito di negare l’accesso all’informazione, o la sua semplice restrizione, in una compagine burocratica in cui gli stessi livelli più bassi sono quasi inaccessibili ai governi tradizionali.
A causa dell’attuale modello dell’informazione e della mancanza di sottosistemi autoregolatori, ogni genere di conflitto secondario diventa un problema di governo. Queste convergenze e contraddizioni hanno dato origine a un paradosso sempre più marcato.
Mentre si è per tradizione creduto che la forza dello Stato dipendesse dalla quantità di decisioni ch’esso era in grado di prendere, invece accade che più sono le decisioni prese, più esso diventa debole. Se le decisioni danno forza da un lato, esse arrecano anche grande vulnerabilità. La debolezza di fondo dello Stato europeo moderno consiste nell’essere soggetto alla strategia del ricatto.
Un’altra serie di fattori che tende a sovraccaricare tutti i sistemi sociali industriali o post-industriali si verifica nella complessità della crescita organizzativa, dell’interdipendenza sistemica, le cui conseguenze sono sempre di più non trascurabili.
Le società europee non si sottraggono a questa generale tendenza, ma neppure l’affrontano col dovuto miglioramento delle capacità di governo. Politici ed amministratori hanno trovato più facile e più conveniente arrendersi alla complessità. Essi tendono ad adattarvisi e perfino a servirsene come di utile cortina fumogena. Si può dare accesso ad altri gruppi e ad altre richieste senza dover dire di no e si può mantenere ed espandere la propria libertà d’azione o, in termini più sgradevoli, la propria irresponsabilità
Oltre un certo livello di complessità, nessuno, è in grado di controllare i risultati di un sistema; la credibilità di un governo viene meno, le decisioni vengono da chissà dove; l’estraniazione dei cittadini progredisce e il ricatto irresponsabile aumenta, retroagendo conseguentemente nel circolo. Si potrebbe sostenere che questo processo interviene a dare un ordine spontaneo a questa contrattazione caotica, il “mutuo aggiustamento di parte” secondo il modello di Lindblom, ma così non sembra. I campi sono, al tempo stesso, insufficientemente strutturati e privi di regolamentazione.
Commenta per primo