di Pablo Solón
1) Evo Morales avrebbe terminato il suo terzo mandato il 22 gennaio 2020 con grande popolarità e con la possibilità di correre, e anche vincere, le elezioni del 2024 se non avesse forzato la sua rielezione per un quarto mandato. Da presidente della Bolivia: a) ha ignorato il referendum del 2016 che ha detto NO alla sua rielezione, ha promosso nel 2017 la possibilità per la Corte Costituzionale di sospendere gli articoli della Costituzione che stabiliscono che una persona può essere rieletta solo una volta, c) ha commesso brogli nelle elezioni del 20 ottobre per evitare un secondo turno e imporre la maggioranza del suo partito in parlamento.
2) Il governo si è proclamato vincitore delle elezioni nonostante le gravi irregolarità: a) Il conteggio rapido è stato interrotto prematuramente il giorno delle elezioni, b) la società responsabile del conteggio rapido ha denunciato che l’ordine proveniva dal presidente del Tribunale Elettorale Supremo (TSE) e che le hanno tolto internet ed elettricità affinché non continuassero con il loro lavoro, c) analisti indipendenti e dell’università hanno mostrato diversi crimini elettorali, d) la società incaricata dal tribunale elettorale di sovrintendere alle elezioni ha dichiarato che il processo è stato “viziato da nullità” per una serie di fattori, ed e) la verifica delle elezioni richieste dal governo di Evo Morales all’OSA ha stabilito nella sua relazione che “i risultati delle attuali elezioni non possono essere convalidati”.
3) Il governo ha minimizzato l’indignazione generata dal broglio. All’inizio, Evo Morales ha detto che si trattava di proteste di piccoli gruppi di giovani ingannati dal denaro e notando che non sapevano come bloccare si è addirittura offerto di dar loro ripetizioni. Quando gli scioperi in tutte le città sono diventati massicci, ha fatto ricorso alla tattica dell’intimidazione e ha dato il via libera all’accerchiamento delle città per “vedere se possono resistere”. Gli scontri e le violenze hanno causato diverse vittime e centinaia di feriti. Lungi dal cadere, i blocchi e gli scioperi nelle città so sono radicalizzati.
4) Il governo ha cercato di mostrare questa mobilitazione come un colpo di stato della destra fascista e razzista. Infatti, tutti i settori della destra reazionaria hanno applaudito le proteste. Nella città di Santa Cruz, il principale leader del Comitato Civico, Luis Fernando Camacho, proviene da un’organizzazione di estrema destra come è quella dell’Unión Juvenil Cruceñista. Tuttavia, nelle altre città ci sono state diverse articolazioni di settori indipendenti e politici di destra e sinistra che hanno guidato la protesta. A Potosí, l’opposizione al governo si è radicalizzata prima delle elezioni per la firma di un contratto di 70 anni senza pagamento di royalties per la produzione di idrossido di litio dalle saline di Uyuni. Nel caso di La Paz, il Comitato nazionale per la difesa della democrazia annovera tra i suoi principali leader due ex Difensori del Popolo che hanno esercitato le loro funzioni durante il governo di Evo Morales e che hanno denunciato gravi violazioni dei diritti umani come la repressione della marcia indigena del TIPNIS nel 2011. Da parte sua, Carlos Mesa, che è stato vicepresidente del governo neoliberale di Gonzalo Sánchez de Lozada, e si è convertito nel principale contendente elettorale di Evo Morales, non ha un partito strutturato ed è stato più un veicolo dell’opposizione alle urne prima che l’artefice organizzatore delle proteste. La ribellione che la Bolivia sta vivendo è per lo più un evento spontaneo guidato in particolare dai giovani contro gli abusi di potere.
5) È necessario chiarire che tanto nella parte del governo quanto nelle forze dell’opposizione ci sono indigeni e lavoratori. Il governo ha evidentemente più sostegno nelle zone rurali, ma nel settore dell’opposizione ci sono anche produttori di foglie di coca dell’area di Yungas, dirigenti contadini, lavoratori del settore minerario, operatori sanitari e dell’istruzione, e soprattutto giovani studenti, tanto di classe media che di estrazione popolare. Contrariamente a quanto accaduto in precedenti conflitti, è stato il governo che ha esacerbato il razzismo dicendo che ha cercato di ignorare il voto delle popolazioni indigene delle campagne che sostenevano il loro governo. Durante il conflitto si sono verificati atteggiamenti razzisti da entrambe le parti. L’incendio della whipala, la bandiera dei popoli Aymara e Quechua, è assolutamente deplorevole. Tuttavia, si può vedere nei social network che ampi settori che compongono le proteste contro il governo hanno messo in discussione queste misure e difeso la whipala.
6) La polizia si è mossa inizialmente per difendere soprattutto i settori legati al partito di governo che hanno attaccato i blocchi. Il caso più emblematico si è verificato a Cochabamba. Le prime settimane sono state segnate da un intenso confronto dei giovani contro i gruppi del MAS e della polizia. Per garantire il sostegno della polizia, il governo di Evo Morales durante il conflitto ha concesso loro un “bonus fedeltà” di 3.000 Bs (431$ USA). Dopo giorni e notti di confronto permanente con la popolazione, la polizia si è ammutinata. Questa non è stata una decisione della direzione della polizia, ma della base. Il governo ha provato a negoziare con la polizia cambiando alcuni comandanti che sono stati fortemente messi in questione dalla base di polizia, ma l’ammutinamento si è diffuso nella maggior parte delle guarnigioni. La polizia ha smesso di uscire per affrontare i giovani che protestavano e questo ha cambiato il rapporto tra le forze.
7) L’alto comando militare è un sostenitore di Evo Morales, come dimostrano le dimostrazioni del suo comandante in capo. L’esercito in Bolivia è l’unico settore che riceve una pensione pari al 100% del suo stipendio. Durante il governo di Evo Morales hanno ottenuto una serie di benefici, aziende e ambasciate. Tuttavia, il calcolo politico della leadership militare è stato che uscire per le strade rappresentava una situazione ad alto rischio, poiché in seguito potevano essere perseguiti e imprigionati, come è accaduto nel massacro dell’ottobre 2003. In tale contesto, i militari hanno deciso di non uscire per affrontare le proteste antigovernative e, dopo la pubblicazione del rapporto dell’OEA, hanno “suggerito” a Evo Morales di dimettersi. Con questo atteggiamento, l’esercito, invece di cercare di impadronirsi del potere, sta tutelando i propri interessi e la propria istituzione.
8) Attualmente la situazione in diverse città del paese è di estrema tensione, violenza e vandalismo. Sono state saccheggiate e bruciate diverse case private di esponenti del governo e dell’opposizione. Le antenne e i canali televisivi sono stati attaccati. La notte del 10 novembre, gruppi di vandali e del MAS hanno attaccato diversi quartieri in diverse città. In diverse città la popolazione si sta organizzando per difendersi da questi attacchi e saccheggi che colpiscono negozi, fabbriche, farmacie e autobus pubblici. 9) Evo Morales si è dimesso solo verbalmente e non ha inviato una nota scritta al Parlamento. Il presidente e i membri della TSE sono stati arrestati dalla polizia mentre cercavano di fuggire. In generale, c’è la tendenza a risolvere istituzionalmente il vuoto di governo attraverso l’Assemblea legislativa. Tuttavia, questa uscita non è facile perché il MAS ha più di due terzi in parlamento e deve accettare le dimissioni di Evo Morales ed eleggere un presidente transitorio che convochi nuove elezioni il più presto possibile. Se i parlamentari del MAS non preparano una soluzione istituzionale, il vuoto di governo potrebbe generare più situazioni di violenza vandalica, revanscismo e una situazione estremamente pericolosa.
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