Competizione e desideri
Riprendendo il discorso
pubblicato sul numero precedente, possiamo dire che i desideri di ciascun
essere umano, a differenza dei bisogni, sono in competizione fra loro poiché i
desideri sono illimitati mentre le risorse sono, per natura,
limitate. E in assenza di regole, o della saggezza necessaria al mantenimento
di un equilibrio, la competizione crea conflitti, sopraffazione, ingiustizia,
sofferenza.
Immaginiamo 10 persone isolate dal mondo, che per vivere necessitano di bere un bicchiere di latte al giorno. Se esiste in quel luogo una sola capra in grado di produrre ogni giorno 10 bicchieri di latte, potremmo concludere che “tutto va bene” e che l’unica preoccupazione di quelle 10 persone dovrebbe essere la buona salute della capra.
È immaginabile che in una simile situazione nasca, tra i componenti del gruppo, un conflitto, o è più ragionevole pensare che sorga una forte collaborazione per la salvaguardia del bene comune, la capra?
Se restiamo ai bisogni non è ipotizzabile nessun conflitto, ma se si entra nel campo dei desideri, il conflitto è inevitabile. Cosa si può fare con una capra? Se il latte è buono e mi piace, perché dovrei limitarmi a un solo bicchiere?
Se si entra nel campo dei desideri può succedere di tutto, può succedere persino che qualcuno si mangia la capra. Questa storia può sembrare assurda, ma guardatevi attorno e vedrete che è quello che è sempre accaduto e sta accadendo in questo mondo. Ci stiamo mangiando capra e cavoli senza il minimo sospetto che presto, se continuiamo così, ci lasceremo tutti le penne.
Una volta capito che il punto critico è inerente non ai bisogni, ma ai desideri, è su questo che bisogna lavorare per trovare un equilibrio. Non possiamo mettere dei limiti troppo stretti ai desideri, anche quando non sembrano avere alcuna utilità particolare o addirittura contengono elementi nocivi, ad esempio nei casi dell’alcool, del tabacco e delle sostanze stupefacenti. Non possiamo perché ci sono dei diritti da rispettare, uno spazio libero, personale, che deve essere salvaguardato, allo stesso tempo non si può lasciare una libertà assoluta, in quanto le “esigenze” di qualcuno potrebbero allargarsi fino al punto di togliere spazio agli altri, fino al caso estremo di un solo individuo che si appropria di tutte le risorse della terra. Questa evenienza può sembrare assurda, ma nella realtà è esattamente quello che succede. Nel mondo attuale, una strettissima minoranza di persone possiede una percentuale altissima delle risorse dell’intero pianeta, senza per altro averne in cambio un adeguato vantaggio.
La parola “libertà”, come la parola “felicità”, è densa di significati che bisognerebbe qui approfondire, ma per il momento mi fermo; potrebbe essere l’argomento di un prossimo testo.
In uno studio approfondito, Richard Easterlin, professore di economia all’Università della California meridionale e membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, dimostra che aumentando il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire.
Dobbiamo però aggiungere che
se la ricchezza non genera una proporzionale condizione di felicità, la
mancanza di risorse genera proporzionale difficoltà e malessere. È sensato
dunque un arricchimento oltre una certa soglia, se questo non genera una
soddisfazione proporzionale, comportando magari anche disagi ad altre persone?
In ogni caso, nulla può giustificare il fatto che esista una persona, anche una
sola, che muore di fame a questo mondo, giacché la terra è in grado di
soddisfare i bisogni di tutti i suoi abitanti, o meglio lo sarebbe se non fosse
che qualcuno si accaparra più di quello che gli serve e che il sistema sociale
da lui stesso creato gli permette di farlo. Inoltre niente può giustificare
l’inquinamento e il degrado ambientale.
Ecco
dunque che è indispensabile un cambiamento: la disponibilità di quanto serve a
soddisfare i bisogni primari e la salvaguardia di tali risorse, deve
essere a carico della società e non dei singoli individui. Questa condizione
non è limitata al benessere di qualcuno, ma si riversa sulla società nel suo
insieme. Forse non tutti sono in grado di comprendere e accettare queste
conclusioni, alcuni preferiscono mangiarsi la capra, ma glielo possiamo permettere?
Viviamo in un regime democratico e la maggioranza decide.
E, “la maggioranza decide”, implica una responsabilità di cui ognuno deve farsi
carico e protagonista.
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