L’Europa, da sempre luogo dello stupore e delle meraviglie, è stata la culla del pensiero occidentale e tra gli artefici della diffusione della cultura e della civiltà nel mondo intero.
Ma la grandezza degli europei è sempre stata inficiata da un loro lato oscuro, una zona d’ombra; la eccessiva bellicosità.
Infatti, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e la fine della pax romana, sono divampate nel continente aspre lotte.
Dapprima erano confronti armati tra le varie famiglie reali, giustificate per lo più da motivazioni religiose o da pretese dinastiche.
I morti si contavano a migliaia, ma solo tra i ranghi militari, per cui le popolazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, non erano coinvolte.
Al termine delle campagne militari i sudditi potevano apprendere anche che il loro re era cambiato, che forse avrebbero pagato più tasse e gabelle per coprire le spese militari, ma la vita sarebbe andata avanti come sempre.
In tempi più recenti, diciamo dalla fine dell’800, con l’avvento della guerra moderna, basata sull’uso dell’artiglieria da campagna e poi, nei primi anni del ‘900, dell’aviazione, tutti si sono trovati in prima linea.
E’ avvenuto nella prima guerra mondiale, con il primo bombardamento di Londra ad opera degli Zeppelin ed in maniera ancora più eclatante, durante la seconda guerra mondiale, con bombardamenti mediante l’utilizzo di ordigni ordinari, che hanno causato la morte anche di centomila persone, come a Dresda, per culminare poi con l’olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki in Giappone.
Le popolazioni venivano afflitte, poiché la guerra moderna è anche un confronto di apparati industriali, con effetti non solo materiali ed economici, bensì anche psicologici sulla società.
Basti pensare, ad esempio, che un operaio senza casa e sottoposto a bombardamenti notturni produce di meno, senza dimenticare che viene colpito pure il morale delle truppe combattenti al fronte, incerte sulle sorti dei propri cari rimasti a casa.
Sia la prima che la seconda guerra mondiale hanno avuto inizio in Europa per diffondersi successivamente in tutti gli altri continenti.
Nell’immediato dopo guerra si avviò un grosso dibattito su come impedire per il futuro che in Europa si avviasse la terza guerra mondiale.
La soluzione era l’Europa unita.
Unire le nazioni ed i popoli avrebbe significato non avere più guerre.
Tanti spiriti nobili e tante menti eccelse hanno dibattuto a Strasburgo nel 1950 sulle possibili soluzioni per conseguire tale obiettivo.
Altiero Spinelli e molti altri pensavano che si dovesse andare quanto prima ad una costruzione di tipo federale.
I tempi erano propizi, perché il ricordo dei lutti e dei dolori della guerra erano ancora vivissimi nel ricordo dei più.
I francesi Schumann e Monnet erano invece più cauti.
Ritenevano che fosse più opportuno creare organizzazioni europee comuni, competenti ciascuna in uno specifico settore, onde abbracciare l’intera area degli interessi comuni e quindi la nascita della Federazione Europea sarebbe stata cosa fatta.
Alla fine prevalse questa idea.
Nel 1951 nacque la CECA (comunità europea del carbone e dell’acciaio), nel 1957 la CEEA (comunità europea dell’energia atomica) e contemporaneamente la CEE (comunità economica europea).
Nel 1950 si avviò anche la costituzione della CED (comunità europea di difesa), che avrebbe dovuto portare alla costituzione di un esercito comune europeo e della CPE (comunità politica europea), che avrebbe avuto il controllo politico dell’esercito europeo.
Nonostante i buoni auspici della diplomazia americana, queste organizzazioni non videro mai la luce per l’opposizione pertinace ed irriducibile del generale De Gaulle, che non voleva un riarmo della Germania ovest.
Svanì così l’opportunità di creare la federazione degli stati europei e quindi l’Europa unita, ma c’era pur sempre la CEE, che assicurò a tutti gli stati aderenti almeno due decenni di pace e prosperità.
Tuttavia, sull’altra sponda dell’oceano nascevano altre esigenze, che non avevano niente in comune con i nobili intenti originari e che avrebbero spinto il percorso europeo verso altri lidi e precisamente dall’Europa unita all’Unione Europea che è, come stiamo sperimentando sulla nostra pelle, tutt’altra cosa.
Infatti, gli Stati Uniti d’America, dopo la fine della seconda guerra mondiale unica potenza militare nucleare, avevano preso a finanziarsi cedendo dollari che entravano a costituire i fondi di riserva delle banche centrali europee.
Anche tutto il commercio mondiale del petrolio si effettuava in dollari.
Gli USA erano così diventati i principali creatori internazionali di liquidità.
Ma tale funzione era svolta con riguardo esclusivo alle esigenze finanziarie interne del sistema americano.
Una seconda funzione di rilievo internazionale, pari della prima ma ad essa non collegata, fu svolta dalle grandi banche americane.
Queste ultime si accorsero che i tassi europei erano sovente meno elevati di quelli negli USA.
Pertanto, per sfruttare questo differenziale, cominciarono ad emettere in Europa obbligazioni in dollari, che poi offrivano alla clientela americana, la quale aveva a disposizione una liquidità a condizioni più convenienti.
Tutto il sistema era influenzato dai tassi stabiliti dalle autorità monetarie USA.
Se il tasso di sconto statunitense saliva, gli eurodollari prendevano la via degli USA, per contro, se scendevano, gli eurodollari restavano in Europa.
In definitiva, le banche centrali europee erano condizionate dalle decisioni della Federale Reserve e del governo degli Stati Uniti.
Ove non bastasse, le grandi banche internazionali lucravano molto semplicemente concentrando grossi volumi di liquidità su di una singola valuta europea, per poi spostarli repentinamente su di un’altra.
Per ovviare a queste situazioni, Raymonde Barre, nel Consiglio europeo dell’Aja del 1969, formulò la proposta, che fu accolta, di creare una grande area monetaria comune, in cui le monete nazionali dei paesi europei sarebbero scomparse.
In buona sostanza Barre proponeva la creazione di una unione economica e monetaria.
Si ponevano le basi dell’Unione Europea, che giungerà a compimento dopo ventinove anni.
Come si può facilmente cogliere, la nascita dell’Unione europea non ha niente da spartire con i grandi ideali europeistici che avevano guidato il percorso dell’integrazione per i primi venti anni, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il fatto che nascesse senza un cuore, su basi neoliberiste, ha poi determinato la sua evoluzione in chiave ordoliberista, mercantilista, atlantista, strumento degli Stati Uniti nel condurre le tante guerre coloniali, spacciate per rivoluzioni colorate, al fine di imporre ai paesi recalcitranti l’unico modello di viluppo possibile, quello made in USA.
In un prossimo articolo vedremo come si sia potuto passare da Altiero Spinelli ai trattati di Lisbona, che con tutto il corollario dei successivi accordi intergovernativi, hanno creato la gabbia giuridica economica e finanziaria per gli sventurati popoli i europei che hanno adottato l’euro. Il demone della finanza ha trasformato il sogno originario degli europei in un incubo senza fine!
(prima parte)
La storia ci dice con grande evidenza una cosa: i popoli non sono pronti
Le decisioni oggi nel mondo vengono prese da pochi, ben organizzati e ben nascosti dietro le quinte
La democrazia nell’era della manipolazione delle informazioni e del consenso, è un paravento per i giochi dei potenti, abili manipolatori
Se vogliamo meritarcela, conquistarcela, più che pensare alla forma delle Istituzioni politiche, dovremmo preoccuparci della libertà di informazione e della formazione
Ma se proprio vigliamo pensare alla forma delle Istituzioni, possiamo stabilire un principio, e che sia fermo :
più le istituzioni sono vicine al popolo, e limitate a comunità piccole, e più è possibile che rispecchino i bisogni del popolo, più è possibile che il popolo riesca afar sentire la sua voce
più sono lontane, e ampliate a comunità grandi, e tanto più facilmente saranno strumento dei potenti, come già lo sono ampiamente tutti gli organismi sovra nazionali