Innanzitutto una domanda: quale Bob Dylan? Quello
“socio-profetico” pre-1965? O quello rock-country fino a John Wesley Harding
(1967) o quello “canzonettaro”, pur con punte notevoli di piacevolezza tuttora
“in tour” e settantottenne da pochi giorni?
Nonostante tutte le mie passioni dylaniane pre-sessantottine ho sempre
preferito il primo sia per i contenuti che per la “spontaneità” della voce. Da
domenica 19 maggio 2019, complice il comizio milanese in salsa
“vetero-cattolicante”, continua ad echeggiarmi in testa With God on our side
; rimandandovi a leggerne il testo e soprattutto ad ascoltarla traduco alcuni
passaggi:
“La ragione per combattere non l’ho mai capita
Ma ho imparato ad accettare, accettare con orgoglio
non si contano i morti quando si ha Dio dalla propria parte”
“Per molte lunghe ore ho riflettuto su questo
che Gesù Cristo venne tradito da un bacio
Ma non penso, non penso che siate voi a dover decidere
se Giuda Iscariota avesse Dio dalla sua parte”
“Se Dio è dalla nostra parte, fermerà la
prossima guerra.”
Oggi sono molte e diverse le esternazioni, le
dichiarazioni sulla dimensione a-cristiana, ossia paganeggiante, di pretendere
che la Madonna – intesa come «Madre di Dio») – faccia vincere le elezioni. Ma
senza sbracare in una vecchia battuta filmica di Renato Pozzetto come “Gesù,
Giuseppe e Maria fatemi avere una tabaccheria” basta ripensare un po’ alla
storia del cattolicesimo per coglierne momenti di autocrazia ideologica che ben
poco avevano da spartire con le parole di Gesù di Nazareth, come ce le hanno
riportate i Vangeli.
Per un popolo in cui gli smemorati e gli “ottusi storici” (non a caso la destra
italiota vorrebbe ridimensionare e/o rimodellare l’insegnamento della Storia)
sono molti gli esempi con cui «in nome di Dio» l’autoritarismo ha impugnato
temi religiosi, manifestandosi in forme di potere teocratico. Un buon esempio è
l’involuzione sociopolitica del primo cristianesimo già nel IV secolo dopo
Cristo: nel 325 d. C., cioè appena un decennio dopo che la religione cristiana
era stata dichiarata lecita, fu l’imperatore Costantino (non ancora battezzato)
a convocare e presiedere il primo Concilio di Nicea. In altre parole si sancì
il passaggio dal politeismo pagano a un monoteismo di cui però l’imperatore
stesso era il rappresentante in terra. Inoltre, i vescovi che parteciparono (si
stima da 220 a 318) erano quasi tutti orientali: con questa già discutibile
“universalità”, condannarono come eretico Ario, sacerdote cristiano di
Alessandria d’Egitto. Le ragioni di questa censura non si basavano su
differenti interpretazioni degli insegnamenti di Gesù di Nazareth ma su sottili
disquisizioni teologiche, dietro le quali non era difficile riconoscere uno
scontro di potere fra ambiti sociali dell’impero, già diviso fra Costantinopoli
e Roma.
La suddetta censura religiosa comunque fu premessa
all’editto di Tessalonica (380 dopo Cristo) e a quello di Costantinopoli (381
d. C.) nei quali si ribadì l’ereticità dell’arianesimo e si definirono le basi
per attribuire all’ortodossia il valore e il ruolo di «religione di stato»:
venne a instaurarsi così una teocrazia di segno opposto alla libertà di
religione stabilita con l’editto del 313 d. C.
In quel contesto, pare emblematico che nel 381 d. C. l’imperatore Teodosio
abbia rinominato la festa del Giorno del Sole (Dies Solis) come Giorno
del Signore (Dies Domini)
Dal 391 d. C. si iniziò ad attuare le disposizioni conciliari di Nicea, con la
confisca dei templi e persino delle abitazioni dove si fossero svolti i riti,
sia pagani che ariani. Quest’ultimo culto cristiano
sopravvisse per alcuni secoli presso popolazioni germaniche come i Goti.
Quanto il cristianesimo – nato come annuncio di amore fra gli umani – stesse
involvendo in dogma imposto dal potere temporale fu esplicito già dall’editto
del 380: «Vogliamo che tutti i popoli, governati in giustizia dalla Nostra
clemenza, seguano quella religione che… il divino apostolo Pietro ha dato ai
Romani, professata dal pontefice Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria…
Ordiniamo che coloro che seguono tale dottrina siano chiamati
cristiano-cattolici, e che tutti gli altri invece, che giudichiamo dementi e
insensati, subiscano l’infamia dell’eresia, che le loro comunità non abbiano il
nome di Chiese e che debbano essere puniti non solo dalla vendetta divina, ma
anche dal potere che la Volontà celeste ci ha accordato».
Un altro sciagurato esempio di teocrazia occidentale violenta fu la cosiddetta
«crociata contro gli Albigesi», un tema più volte ospitato in “bottega”: la sua
logica risulta ben sintetizzata dalla famosa frase riferita al massacro di
Béziers, una cittadina della Francia meridionale i cui abitanti, nel 1209,
furono sterminati da un esercito di “crociati”. Al momento di penetrare nella
città, il comandante militare pare abbia chiesto al legato papale come si
potevano distinguere gli eretici dai cristiani cattolici: «Ammazzateli tutti,
Dio riconoscerà i suoi» fu la risposta tramandata. Forse questa frase nacque
dalla “narrazione storica” di questo episodio di ferocia integralista ma la
misura del massacro che il legato stesso descrisse a papa Innocenzo III ne
conferma ampiamente il senso Ed è inquietante apprendere che Arnaldo Amaury, il
legato papale a cui la frase “leggendaria” si riferisce, sia stato proclamato
«beato»
Ben più vicino al nostro tempo, mi ha stupito apprendere che nel 1935
l’arcivescovo di Milano, cardinale Schuster, avesse benedetto l’invasione fascista
dell’Etiopia presentandola come azione missionaria di evangelizzazione: gli
etiopi erano di religione copta, cioè cristianizzati da almeno 19 secoli.
Infine, il titolo dylaniano With god on our side è una
traduzione/denuncia dell’omologo lessicale tedesco Gott mit uns, motto
degli antichi Cavalieri Teutonici dei re di Prussia e successivamente adottato
dalle truppe della Wermacht durante il governo nazista
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