Molti ne parlano

Ormai la voce si è diffusa, molti ne parlano: pare sia stato dimostrato che siamo interconnessi; che l’Universo è un tutt’uno, dinamico. Allora cosa fare? Continuare ad ignorare questa sconvolgente notizia, peraltro già annunciata millenni fa dai mistici, o rifletterci su? Certo è difficile, per secoli siamo stati convinti di essere isolati gli uni dagli altri; forse un po’ spaventati, inseguiti dall’istinto di sopravvivenza, anche quando non necessario, che ci ha resi diffidenti, competitivi, sempre in lotta o fuga, stressati. Ma ci eravamo abituati e, forse, ci spaventa ancora di più rivedere le nostre convinzioni, liberare il nostro bambino interiore, aggiornare il modo di concepire la vita e, con coraggio, permettere a noi stessi di lasciarci andare alla possibilità di condividere, cooperare, essere gioiosi. Sembra quasi un sogno innocente e, come tale, irrealizzabile. Eppure, agli inizi del 1900, i fisici, di cui alcuni molto giovani, analizzando sempre più in profondità la struttura dell’atomo e l’interazione materia-radiazione, si trovarono a dover rivoluzionare l’interpretazione della realtà fino ad allora accettata dalla intera comunità scientifica poiché, nel mondo subatomico, proprio non funzionava. Senza timore e con entusiasmo affrontarono la sfida di intuire teorie, trovare nuove definizioni, cercarne il formalismo matematico, discuterne insieme, confrontandosi costruttivamente; un gran fermento intellettuale. Questo vento innovativo, come prevedibile, ha avuto ed ha delle ricadute a livello soggettivo e sociale; la consapevolezza permea ogni aspetto dell’esistenza. Così, la visione di un mondo che esiste di per sé, oggettivo, fatto di corpi isolati che galleggiano nel vuoto e soggetti a forze esterne che li costringono a cambiare il loro moto, si è trasformata in un mondo fatto di corpi vibranti, che quindi possono accordarsi tra loro. Un mondo di possibilità, di configurazioni dinamiche con scambi di quantità discrete di energia (i quanti), di comunicazioni istantanee, non locali (dette entanglement). Il vuoto non è più vuoto ma, un mare di energia fluttuante che dialoga con tutte le cose e le interconnette. Noi non siamo più nel mondo come passanti ininfluenti ma, partecipanti alla nostra realtà, attivi e non solo reattivi. La coscienza dell’osservatore influenza il fenomeno osservato, questo è stato dimostrato dal famoso esperimento della doppia fenditura in cui la particella subatomica mostra una doppia natura; di onda se non osservata e, di particella quando viene osservata. Il mondo dei quanti è decisamente bizzarro, misterioso e coinvolgente. Niels Bohr, uno dei padri della meccanica quantistica, diceva: “… Se la meccanica quantistica non ti ha provocato un forte shock significa che non l’hai capita bene”. Io non sono un fisico e quindi non so se ho capito tutto ma, di sicuro, l’incontro con la quantistica, divulgata al pubblico con generosità dagli addetti ai lavori che ringrazio e stimo, mi ha emozionato e stimolato ad approfondire. Così viene spontaneo chiedersi: possiamo sperimentare altre possibilità? Possiamo passare dal rumore alla sinfonia, dalla solitudine alla partecipazione? Se percepiamo che ognuno di noi conta, allora torna il coraggio! Certo ci sono delle implicazioni; una realtà partecipata presuppone responsabilità, non possiamo più attribuire ad altri la nostra sofferenza ed infelicità, non possiamo pretendere che le soluzioni vengano da chissà dove. Forse era più comodo cercare fuori i colpevoli e risparmiarci la fatica ed anche il timore, di cercare dentro di noi. Allora cosa fare? Rimboccarci le maniche e cercare insieme nuovi orizzonti, nuovi dialoghi con noi stessi e con gli altri o, continuare a cercare nel potere, nel piacere effimero, la nostra casa sicura, sapendo che in fondo tanto sicura non è. Illuderci ancora che siamo separati e quindi autorizzati a difendere la nostra zona di confort, ignorando il comportamento egoistico o, arrenderci all’evidenza che questo atteggiamento è controproducente? I sistemi viventi sono aperti, devono scambiare con l’ambiente che li circonda, per sentirsi bene. Chiudersi nel proprio guscio ostacolando la sincera relazione, il divenire insieme, che è l’unica moneta di scambio valida per tutti, l’unica lingua universale, ci sottrae forza vitale, ci rende infelici e rancorosi. Il mondo dei quanti, delle vibranti particelle subatomiche, intuito millenni fa dai mistici ed ora svelato dalla nuova fisica, trova il senso dell’esistere nella relazione risonante. E’ un mondo dinamico che ci sussurra e, forse, ci indica la via. La materia, su cui abbiamo puntato per la nostra stabilità, ad una analisi più profonda, non risulta così tanto stabile e compatta; è  quasi totalmente vuoto che, come detto, non è il nulla. Esiste dunque un mondo di possibilità che aspetta solo il mettersi in moto della nostra creatività, intuizione, umanità, consapevolezza, del nostro entusiasmo, per dar vita ad un nuovo modo di stare insieme. Penso sia una necessità diffusa e non più trascurabile. Mettiamoci in cammino, camminare è salutare.

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