Ascolto, ormai da anni, accesi dibattiti con decine di esperti che si affannano a spiegare di avere la ricetta magica per fare uscire l’Italia dal baratro nel quale, seguendo scelte neoliberiste decise decenni or sono, è stata trascinata. Sono abbastanza annoiato, lo confesso, dal notare quanta cieca fiducia taluni studiosi di questa o quella materia ripongono nella soluzione tecnica di turno: vi è chi professa l’assoluta fede nella riforma del meccanismo delle aste marginali, chi nel collocamento forzoso alla giapponese dei titoli di stato, chi nella moneta complementare o fiscale di turno, chi ritiene che “avendo la lira” cancelleremmo con un colpo di spugno ogni problema di debito. Signore e Signori, ma vogliamo, per una volta, almeno tentare di alzare il profilo della discussione? Ma davvero pensate che coloro che manovrano i mercati finanziari non abbiano risorse economiche (e anche intellettive) per reagire con ferale violenza e razionale cattiveria a qualsivoglia azione tecnica atta a ridurre il loro potere di indebita distribuzione della ricchezza mondiale, di fatto annullandone gli effetti con nuove alchimie? Io in questo non concordo con la posizione della maggior parte dei commentatori, che ripondono cieca fiducia e ingenua speranza nella moneta complementare di turno o nel pezzo di carta colorata con il volto di un italiano famoso. La discussione che va posta all’attenzione del mondo politico, non italiano ma mondiale, non è tecnica. Non si tratta di una questione per economisti, ma nemmeno per giuristi, o per ingegneri, o politologi. Si tratta, semplicemente, di una questione morale, e in particolare di ricondurre l’economia, per la sua rilevanza di scienza sociale, nell’alveo nella quale essa è sempre stata: la filosofia, e in particolare quella morale. O si alza finalmente uno statista a gridare al mondo che questa è la discussione radicale e dirimente che va affrontata, a livello planetario, per dibattere di obiettivi morali e non di strumenti tecnici, per decidere il mondo nel quale valga la pena di vivere e non nel quale far di conto, oppure saremo sempre guidati dal politico di turno, circondato dal tecnico con la soluzione miracolosa, pronto a traghettarci da un sondaggio, al successivo.
Valerio Malvezzi
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