Orgia del Potere?

Si supera solo ritrovando il proprio archetipo del Sé.

Orgia del potere

di Paolo Genta
Sono passati quattro anni da quando il duro volto di un globalismo di matrice totalitaria, neomalthusiana ed eugeneticamente ipertecnologica, è precipitato nelle nostre piccole vite quotidiane senza più alcuna maschera. Abbiamo imparato molto. Abbiamo coniato decine e decine di etichette, definizioni, neologismi identificativi, per cercare di circoscrivere alla meglio, concettualmente, questa ondata di Male assoluto, reale e percepito: capitalismo della sorveglianza, tecno-fascismo, neoliberismo globalista, turbocapitalismo scientista, imperialismo sanitario, iper-socialismo della privatizzazione, genderismo transumanista e molti altri. Il Male (in quanto forza disgregante della coesione sociale e quindi “anomica”) ci è apparso d’un tratto nella sua palese falsità, sfacciato e onnipresente nel quotidiano di chi da tempo già sapeva, o di chi, dapprima ignaro o indifferente, rimane ora sgomento ed incredulo, insieme agli altri, testimone ammutolito, come in uno stato di impotenza appresa, di un’epocale ed inedita sconfitta della Ragione. Il tipo di Potere che sta tramontando, perché sta effettivamente uscendo di scena con la de-dollarizzazione e la fine del PNAC (Project for a New American Century) dei Neocon USA, genera, nei suoi ultimi colpi di coda, sempre nuovi cortocircuiti logici, nuove paure, nuovi diktat e nuovi piloti automatici, in apparenza, però, rigenerandosi continuamente. Si rimane attoniti nell’assistere alle autistiche e demenziali dichiarazioni dei rappresentanti della politica internazionale (e dei loro padroni privati). Si comincia a pensare che, di fatto, queste anime si siano perdute ormai da tempo, irrimediabilmente conquistate da forze oscure, vinte da un patto faustiano che le condanna, karmicamente, “a loro insaputa”, già all’atto della firma.

Orgia del potere

Ogni Nazismo ha il suo volto esoterico: anche quello di questa epoca lo possiede. Da una parte lo manifesta, sfacciatamente, nei rituali collettivi e simbolici della politica mondialista, con i suoi profetici annunci di un radioso futuro ipertecnologico e il corredo di immagini pedo-sataniste, diaboliche e iniziatiche (vedi la cerimonia inaugurale del Gottardo ferroviario del 2016, https://www.youtube.com/watch?v=j4vRaX5mjRs ). In parte, cerca di nasconderlo, mostrando i suoi sicari in giacca e cravatta, mentre fanno mostra, con sicurezza, dell’addestramento ricevuto dai Think Tank di provenienza, mentre, con elegante disprezzo di ogni logica, ed arrogante certezza di impunità, protetti dai loro stessi ricattatori, snocciolano le parole d’ordine globaliste nelle tribune internazionali. Una seria analisi delle loro performance pubbliche, coi crismi della PNL, smaschererebbe facilmente le loro insicurezze, il loro ipocrita gesticolare, i loro sguardi bassi, torvi, o indifferenti e nevrotici, intenti come sono a replicare sempre gli stessi triti paralogismi dell’Agenda 2030. Rivelatrice, a questo proposito, una dettagliata e recente analisi del noto ricercatore e chimico pisano Corrado Malanga, in una intervista su “Facciamo finta che” (puntata “Coscienza e comunicazione”, 24 Aprile 2024, su Youtube, dal min. 22), a proposito della postura fisica e prossemica della nostra Premier. Una ricostruzione che si spinge fino ai conflitti del suo profondo, originati, secondo Malanga, da una marcata e latente dissonanza cognitiva tra ruolo politico e Anima. Uno spettacolo, quello dell’automatismo dei replicanti in politica, che non riusciamo più a sopportare e che, molto probabilmente, porterà collettivamente ad un record di assenteismo elettorale per le prossime Europee di giugno. Abbiamo cercato fin dall’inizio di definire con chiarezza il sistema che ci è stato imposto con tanta violenza: ci siamo accorti, però, col tempo, che stavamo affrontando un vero e proprio abisso di analisi multivariate, pari, forse, all’impegno predittivo dei sistemi caotici, come quelli climatici. Troppe variabili, intrecci, doppi e tripli giochi, massonerie deviate, giochi su più tavoli, messaggi profetici criptati, cambi repentini di direzione. Poi ci siamo tutti, più o meno dottamente, impegnati a fornire possibili soluzioni. Con manichea ingenuità abbiamo trovato una prima consolante zattera (tutto sommato, forse ancora promettente) nella contro-narrazione dei BRICS, entusiasti delle continue nuove adesioni di nuove nazioni e della accelerata nascita di un sistema economico-politico apparentemente (e sperabilmente) alternativo all’imperialismo anglo-americano, di matrice sionista, che ci vessa da quasi duecento anni. Abbiamo resistito alla tentazione populista (questa sì) della rivolta sociale, per la sua tragica inutilità: nelle piazze si prendono solo botte, perché – come ci insegna Sun Tzu nell’Arte della Guerra – se combatti dove il “nemico” è forte, hai sbagliato tattica. Abbiamo poi cercato di fare “rete”, e tutt’ora lo stiamo facendo con gioia e umile speranza: ma siamo sicuri che la “fase matura” del capitalismo della sorveglianza se ne possa poi fregare di singole comunità-isola, anche estese e non locali? Il tecno-potere e la sua propaganda non fanno sconti. In nulla, poi, siamo più anonimi: come in nome di un Superstato ci hanno tolto lo Stato, in nome della salute ci hanno privato della salute, in nome della Buona Scuola hanno ucciso la nostra Scuola di Stato, così in nome della sicurezza e della Privacy ci hanno trasformato in un enorme giacimento di “data mining”: perché, si sa, Big Data è il petrolio dei prossimi anni, se non mesi. Siamo consapevoli di essere stati gettati in una corsa contro il tempo. Mentre la coazione a ripetere della menzogna mediatica ha già fatto tre volte il giro del mondo, la Verità si sta solo allacciando le scarpe, come si suol dire. E non siamo nemmeno sicuri che siano le scarpe giuste. E allora, come scriveva Lenin nel 1902, “che fare?”. Ne abbiamo già scritto, ma ora appare più che mai chiaro ed evidente: la soluzione non risiede sempre e solo in una attività esterna, ma molto più in una interna, sia individuale che collettiva. Essa è e rimane, irrimediabilmente, ancora di tipo “animico”, cioè profondamente proveniente da quella Coscienza interiore del senso del vivere, antico, primordiale, archetipico, che non conosce dolore né paura, tantomeno quella per la morte, a differenza dei potenti che agognano, solo per sé, l’immortalità artificiale. Perché la gente ha obbedito alle assurdità vaccinali, oltre che per conformismo, ignoranza, mal riposta fiducia nelle istituzioni, convinzione personale indotta da ideologia e propaganda? Perché aveva paura della Morte. Perché la narrazione imposta doveva, sapientemente, farci risuonare con gli archetipi collettivi di una memoria dello sterminio, della Peste, della perdita del corpo, come unico bene residuale. La Coscienza, come archetipo del Sé, in Jung, è il centro più profondo di ordinamento e significato della nostra Psiche. Essa viene espressa dall’emisfero destro, quello immaginativo, emotivo, creativo, capace di intuire l’inesprimibile. Ma noi veniamo inculturati, fin da bambini, prevalentemente all’uso del solo emisfero sinistro, razionale, ordinatore, causalmente previsionale: un’attitudine della Mente (non della Coscienza), che ci fa concentrare sulla sola materia, che ci indirizza verso “das Ich”, quell’Ego che Jung non considerava che parziale, ancorché essenziale per la vita sociale e cognitiva quotidiana, ma che non è rappresentativo della imperscrutabile e abissale profondità della nostra Anima. La conoscenza di questa parte profonda, l’archetipo del Sé, appunto, è essenziale per fondare la propria integrità, una maggiore consapevolezza della struttura animica del mondo, e per entrare in contatto con quella autenticità sovratemporale e a-spaziale, quindi eterna, della nostra Anima in evoluzione. Anima non conosce né paura né morte, perché il morire del corpo è per essa nascita. Come trasferire questa pur filosofica, ma irrimediabilmente personale, consapevolezza in una serie di atti e comportamenti che ci aiutino a ritrovare senso e comunità con gli altri, nel quotidiano? Lo ripetiamo: quanto maggiore sarà, attraverso la comunicazione e la risonanza tra individui che “hanno compreso”, il contatto con la propria e l’altrui dimensione interiore, tanto minore saranno la paura, l’angoscia per il futuro, la debolezza, la disponibilità ad essere aggrediti dal mondo esterno. La Coscienza è una forza primigenia, animica, psichicamente regolatrice della matrice materica (come ormai ampiamente dimostrato dalle ricerche di Rupert Sheldrake, Dan Rabin, Stuart Hameroff, e moltissimi altri). Il contatto con questo nucleo interno potentissimo, etico e metafisico, vero ed unico principio di individuazione e di collegamento collettivo, elimina in noi la preoccupazione di sentirsi, come il Potere cerca di fare, soli nella folla, isolati e impotenti, vittime di sé stessi, colpevolizzati per la propria vita da ”mangiatori inutili”, soggetti a destini decisi altrove, indeboliti fisicamente, sfiduciati e ridotti a semplice biomassa sintetica. Tra gli amanti della Filosofia esoterica circola questa leggendaria tradizione: che Giordano Bruno, avendo già scelto, socraticamente, il rogo, quel 17 febbraio in Campo de’ Fiori a Roma, sia stato incredibilmente in grado di raggiungere, nel fuoco, un tale livello di concentrazione ed estraneazione fisica, di desensibilizzazione del proprio corpo, di vera e propria uscita dal corpo fisico, da riuscire a morire in silenzio davanti agli sguardi attoniti degli inquisitori.

Orgia del Potere

Noi non siamo a questo livello, ma sappiamo che sono ormai disponibili da tempo metodi che consentono di monitorare e controllare la propria desensibilizzazione (per esempio il Metodo Silva Mind Control, noto da settanta anni e praticato da milioni di persone) e di influire sulla materia in molti modi, attraverso il controllo mentale autoindotto. Quel che per noi conta, al di là dei traguardi della Mente sul corpo, è piuttosto la certezza che più riusciamo a disintossicarci dalla matrice individualista, riduzionista, medicalmente allopatica, da una dimensione priva di qualunque rapporto con le energie circolanti nel nostro mondo multidimensionale, più riusciamo coscienzialmente a riprendere contatto con tali energie. Esse ci consentono di concepirci come esseri universali: non è New Age, è proprio l’unico autentico modo per vivere consapevolmente e fare esperienza. Una sensibilità elevata alle dimensioni alternative al reale, ricrea in noi quella “immaginazione produttiva”, quella attività creatrice dell’Io che gli idealisti romantici, come Schelling, mutuandola dal kantismo, avevano trasformato in reale attività della Coscienza sul mondo. Essi, in fondo, avevano capito, con un secolo di anticipo, le regole fondamentali della Meccanica Quantistica del Novecento: la realtà attorno a noi è un prodotto della attività coscienziale, e ne viene da questa direttamente determinata. In questo modo la comunicazione tra individui diventa più sincronica, non casuale e regolata dalla risonanza tra attività mentale ed energia della funzione d’onda del campo quantico. Le possibilità di risuonare con gli altri, come affermava Emilio del Giudice, il grande Fisico quantistico napoletano poco prima di lasciarci, aumentano con la consapevolezza che possiamo prima risuonare con noi stessi. Ma il meccanismo totalitario del Potere si basa, notoriamente, invece, sulla paura e ha paura che la gente non abbia più paura: infatti il sistema mediatico è entrato in azione con una sibilante propaganda per la partecipazione elettorale, sbandierando la difesa di una presunta Democrazia europea da proteggere contro gli egoismi dei propagatori di “fake news”. Non ha, per contro, più paura, e quindi diventa impossibile da gestire, chiunque sia entrato in contatto, appunto, con la dimensione animica del proprio Sé. Suona astratto e troppo filosofico? E’, invece, un percorso molto pratico, quotidiano: ci fa comprendere che, affidandoci alla nostra interiorità, purché cercata, praticata anche molto empiricamente (attraverso un vero e proprio addestramento quotidiano, da diverse discipline) il mondo attorno a noi si trasforma in un enorme ed infinito campo di Coscienza e di avvenimenti sincronici, del quale facciamo parte e che, in qualche modo, riesce, su nostra richiesta, a provvedere alle nostre necessità, compresa l’eliminazione di angoscia e terrore per il futuro. Questo è il più profondo dei motivi, per cui la classe dirigente della politica internazionale non si salverà. Essa si è condannata da sé alla dimenticanza della propria dimensione animica, costretta dalle dinamiche del ricatto e dalle lusinghe di un potere tanto effimero quanto temporaneo, a distruggere qualsiasi aspetto animico residuale della propria individualità. Non possiamo che provare pena per costoro.

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